L’abito lungo bianco, i guanti fino al gomito, l’acconciatura a palla appuntata; un po’ Angelica del Gattopardo, un po’ Sissi alla corte dell’Imperatore, ventiquattro ragazze dai 18 ai 26 anni, arrivate da tutta Italia, tengono a fatica il cellulare in borsetta (lo riprenderanno appena possono) per balzare all’indietro di due secoli quando l’ingresso in società significava trovare marito prima dell’ultimo giro di valzer.
Il Ballo delle debuttanti, organizzato dalla direttrice d’orchestra Silvia Casarin Rizzolo, è il paradigma di un tempo passato che non passa, semplicemente cambia. Non c’è più rivalità per sottrarre l’una all’altra il partito migliore; non ci sono madri solerti che arrangiano il destino delle figlie dietro i ventagli, ma un indefinibile desiderio di unicità.
Dopo la messa del Papa e prima del concerto dei Pooh, Piazza San Marco introietta anche la sfilata delle ragazze al fianco dei cadetti della Marina Militare, scambiate dai turisti più ruspanti per spose che hanno scelto di dire sì tutte insieme, come in Corea, poi per candidate a Miss Italia, infine per reginette di una festa tardiva di Carnevale, perché c’è anche il Doge.
Oggi, forse, non tutte le debuttanti pensano al matrimonio, alcune di loro studiano, altre lavorano, ma a tutte è chiarissima l’eco nel futuro di un Ballo a Venezia. La partecipazione all’evento include momenti come l’incoronazione nelle sale del Museo Correr, la pausa al Caffè Quadri pur con il terrore di macchiare il vestito, il corteo in gondola fino alla Scuola Grande di San Giovanni Evangelista per la cena di gala.
Certo, ha il suo prezzo: 480 euro (tasse incluse) per le ragazze, 720 il biglietto guest, 965 quello onnicomprensivo, con il quale si ferma per una sera la fugacità del participio presente.
Un anno di preparativi, 160 persone coinvolte nella festa – inclusi i ballerini del Teatro alla Scala, l’atelier Stefano Nicolao, la ChamberOrchestra4U, Rubelli con i suoi tessuti, la cena di Tino Vettorello – che entrerà nelle memorie di famiglia, raccontato ai nonni rimasti a casa, tramandato ai figli che verranno.
Nella trasposizione veneziana del Ballo delle debuttanti di Vienna, ciascuna ragazza brilla oltre i social perché non esiste balletto simile su TikTok. Nulla sembra più irresistibile di un abito lungo bianco e di una corona che, nella vita reale, ha pesato sulla testa di principesse magari disposte a darla volentieri indietro. Quindi, presto, subito un selfie.
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