Sotto la pioggia, ma fa niente, tanto ci sono i portatori di ombrello. In bilico sulla scalinata scivolosa del Teatro La Fenice, però pazienza, certamente ci saranno le scarpe di ricambio. Con o senza mantella, meglio senza, perché quello che interessa è ciò che sta sotto.
Affollamento di attrici, modelle, testimonial al gala di Venetian Heritage con Dior che ha vestito quasi tutte in nero, forse un po’ troppo in nero, le signore. Quattrocento gli ospiti al ballo che parla francese, nel patto di eleganza e cultura che lega i grandi marchi parigini a Venezia, prima Louis Vuitton, ora la maison al numero 30 di avenue Montaigne.
Sfilano Pierre Casiraghi e Beatrice Borromeo, serena come una dea anche quando perde un orecchino che vale un tesoro, prontamente raccolto e messo al sicuro; arrivano Catherine Deneuve con un’inspiegabile borsetta gialla, la modella Laetitia Casta in pizzo vedo proprio tutto, Rosamund Pike, Nine D’Urso tutta sua madre Inès de la Fressange, Bianca Brandolini d’Adda, Maya Hawke, Giorgia, Camille Cottin, Zita D’Hauteville. Passano Marco De Bendetti con Paola Ferrari, Toto Bergamo Rossi, l’archistar Peter Marino, Nicolò Rubelli, Carla Plessi.
Tavoli imperiali nelle Sale Apollinee, con le tredici tovaglie e i tovaglioli in merletto di Burano di Jesurum che hanno richiesto quaranta ore di lavoro ciascuno.
Arriva per ultima Maria Grazia Chiuri, direttore creativo di Dior, che ha disegnato e realizzato, non senza qualche paturnia, gli abiti delle invitate. Piccola coda di cavallo e sigaretta, per rilassarsi un po’.
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