Le sedute di pietra, gli schienali di siepe, le quinte di cipressi. Architettura e natura tornano ad abbracciarsi, dopo aver bisticciato un po’, nel Teatro Verde dell’isola di San Giorgio che riapre dopo molti anni e molte avversità. Dal 10 aprile, in occasione di “Homo Faber”, quello che Katharine Hepburn definì “il più bel teatro del mondo”, ritorna alla città grazie al restauro finanziato da Cartier.
Voluto da Vittorio Cini e inaugurato nel 1954, l’anfiteatro all’aperto ha sofferto nel tempo della sua stessa bellezza. L’acqua della laguna, che lo sfiora alle spalle, ha sommerso ripetutamente la fossa dell’orchestra, i 12 camerini, i locali tecnici, i ripostigli che si trovano sotto il palcoscenico a meno 82 centimetri rispetto al medio mare. Il resto lo hanno fatto le radici degli alberi e le piante infestanti, penetrate nel marmo.
Aperto a intermittenza, e poi chiuso una decina di anni fa, il teatro ritrova oggi quello che era sempre stato suo. Le foglie di 1.500 piante di ligustro, ancora piccole, ma cresceranno, che corrono per 350 metri lineari lungo la gradinata; il palcoscenico di 1.400 metri quadrati; i pitosfori che, da siepi, sono diventati alberi e andranno un po’ sfoltiti. Niente spettacoli, al momento, ma solo visite. Tra gli ultimi a esibirsi, il 28 luglio 2013, Patty Smith, che all’isola dedicò alcuni versi.
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