Venice Fashion Week, Venezia da Vivere, Ca' Sagredo

Moda sapiente a Fashion Week

C’è saggezza dentro la moda, dietro l’effimero della bellezza. Tutto ritorna, nulla si butta, ogni tessuto, ogni oggetto, può avere una seconda vita non meno promettente della prima, come dimostra la nuova edizione di Venice Fashion Week, il progetto di Venezia da Vivere che fino a domenica 27 ottobre apre atelier, alberghi storici, laboratori artigianali.

A Palazzo Sagredo, l’evento “Le Mani Sapienti” raccoglie nove designer protagonisti dell’upcycling, dell’innovazione sostenibile, come Alessandra Micolucci che, braccia immerse nella tinozza fino al gomito, realizza abiti tinti con i colori ottenuti dalle piante del suo orto, che ancora profumano di eucalipto.

Angèle Donà dalle Rose per Angie Power

I saloni dell’albergo affacciato sul Canal Grande, allestiti con le piante della Serra dei Giardini, si affollano del risultato di un lavorio continuo, dita veloci, testa china, ora sui merletti di Martina Vidal, ora sui capi plissettati a mano di Francesca Venuti per (Mine de Rien), i fiori di carta colorati con barbabietola e caffè di Curiosité Artisanale by Juliana Stolberg, i tessuti di Giulia Bevilacqua per BVL Venezia, i kimono di Teod’Amar, il design sostenibile di Adj Style, le ceramiche di Gaetano di Gregorio, gli abiti sognanti di Angèle Donà dalle Rose per Angie Power.

Passano da una parte all’altra della città le fashioniste, i creativi, i curiosi, gli instagrammer, seguendo le tappe del viaggio nella bellezza che, da undici anni, Laura Scarpa e Lorenzo Cinotti di Venezia da Vivere offrono alla città.

Homo Faber alla Fondazione Cini, il Salone dell’alto artigianato in Arsenale, la Venice Design Week, Apriti Moda, tutto in meno di due mesi sotto lo stesso cielo, raccontano il valore delle cose fatte a mano e la loro irripetibilità.

Giulia Bevilacqua per BVL Venezia

Tradizioni che resistono al fast fashion, al delirio dell’overtourism, come il Tabarrificio Veneto di Sandro Zara che domani, mercoledì 23 ottobre, all’Hotel Saturnia & International, riceverà il premio The Blue Artisan, dedicato a un’eccellenza artigiana sostenibile. Alle 19, in calle larga XXII Marzo, tabarri in passeggiata, e chi ne possiede uno lo tiri subito fuori dall’armadio.

Per tutta la settimana, sui tacchi o in sneakers, passeggiata tra gli Atelier Aperti con incontri, apertivi, presentazioni in barca, nelle botteghe, dai sarti.

Da Ramosalso, dietro il mercato di Rialto, ad esempio, si entra con un vecchio vestito e si esce con il capo come nuovo, grazie ai consigli del sarto Demis Marin e al servizio Only for you. La designer e artigiana Daniela Lombardo, mercoledì 25 ottobre, presenta la nuova collezione di Patience su una bottega in Barca, a bordo di una sanpierota ormeggiata in Fondamenta della Misericordia.

E ancora non è finita perché giovedì 24 ottobre Tabinotabi, il brand di Alessandra Defranza a San Polo, mostrerà com’è possibile realizzare tessuti con le alghe, mentre venerdì alle 18, a Palazzo Minelli, la modista Giuliana Longo racconta la sua storia di baretèra tra le Ande sulle tracce del cappello Panama.

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  1. Ammirare e sapere che ancor oggi ci sono artigiani dai molteplici talenti fa bene agli occhi e allo spirito. E Venezia è la vetrina ideale!

  2. Questa volta Manu hai messo il dito nella piaga. Mi sento come al cospetto di un grillo parlante.
    Non rammento di aver riciclato nulla. Di aver acquistato, sperperato, impossessata dal più bieco consumismo, invece lo ricordo bene.
    Non parliamo poi di cura di un orto o di alcun tipo di bricolage in cui abbia sperimentato e conseguito un benché minimo successo.
    A scuola durante i corsi di applicazioni tecniche tremendi e patetici furono gli sforzi di farmi ricamare a punto croce, nonostante mia madre fosse un fulgido esempio, non si contano i fallimenti, gli scarsi risultati.
    Dovrò andare a questi eventi umilmente in pellegrinaggio come contrappasso, a visitare queste mostre, esempio di mani d’oro ed estro artigianale, sopprimendo il senso di inferiorità e di colpa come chi pronuncia un atto di dolore.
    Sincera? Per il momento, forse si.

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