Due amiche, una malattia, l’affetto che si sublima con la morte, la vita che continua, certo, ma è meglio portare i fazzoletti.
Non sono donne propriamente felici quelle che passano alla 81. Mostra del Cinema e ora, con “The Room Next Door” di Pedro Almodóvar (in Concorso), Tilda Swinton e Julianne Moore raccontano fin dove può spingersi l’amicizia quando la fine di una di loro non solo è vicina, ma è inseguita come ultimo atto di dignità, e accettata dall’altra come atto d’amore.
Il tema è delicatissimo, per questo il regista spagnolo, Leone d’Oro alla Carriera nel 2019, sceglie due attrici che sono tutte occhi, tutte volto; il tratto quasi alieno di Tilda Swinton che nel film è una reporter di guerra, la pelle mai sfiorata dal sole di Julianne Moore nei panni di una scrittrice di successo, che divorano prima il grande schermo e poi il tappeto rosso.
All’81. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica ogni donna ha la sua pena. Angelia Jolie in “Maria” di Pablo Larraín, per dire, patisce i tormenti di Maria Callas, i morsi della solitudine degli ultimi giorni a Parigi, isolata dal mondo.
Anche in “The Room Next Door” il dolore è definitivo, perché dalla morte non si torna indietro, ma diventa quasi (quasi) sopportabile perché sostenuto dalla forza dell’amicizia tra sorelle d’anima che non hanno bisogno di legami di sangue.
Le due donne vivono insieme in una casa nel bosco i giorni che restano e la porta della camera (aperta o chiusa) è il codice della fine.
Passerella rinfrescata dalla pioggerellina per Tilda Swinton in outifit azzurro polvere di Chanel, Julianne Moore in paillettes d’oro Gucci, Pedro Almodóvar in rosa Barbie; e ancora la presidente della Giuria di Venezia 81 Isabelle Huppert in Balenciaga, la madrina di oggi Sveva Alviti e quelle di ieri – Vittoria Puccini, Kasia Smutniak, Sonia Bergamasco, Caterina Murino, Rocío Muñoz Morales, Anna Foglietta – in posa per la foto ricordo.
Dopo la portatrice di strascico per Sophie Wilde e il portatore di ventaglio per Eva Herzigova, la giurata Taylor Russell introduce la figura della portatrice di mascherina piumata che l’aspetta sulla porta del Palazzo del Cinema. In azione, dopo una settimana di inattività, anche i portatori di ombrello.
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