Venezia diventa set, da oggi a fine mese, per le riprese di “FBI: International”, serie tv statunitense che dal 2018 si rigenera anno dopo anno, ormai quasi motu proprio, complicando di volta in volta la vita a una squadra di agenti speciali ora chiamati ad allargare le proprie indagini in laguna.
Spiegamento di mezzi in Canal Grande, davanti a Palazzo Contarini Polignac per le scene del quattordicesimo episodio della settima stagione – protagonista l’attore Jesse Lee Soffer – sempre ideata da Dick Wolf e Derek Haas, trasmessa dal canale Cbs (in Italia dalla Rai) e attesa da milioni di americani già pronti in divano con i pop corn.
La produzione è arrivata in laguna in forze e si fermerà per due settimane. Il primo ciak è stato accompagnato da un pontone lungo venti metri, un camion, una moltitudine di barche d’appoggio grandi e piccole, droni, riflettori sulla facciata rivestita di marmi ai piedi del ponte dell’Accademia.
Decine di persone al lavoro fuori e dentro il palazzo nel quale, secondo copione, si ritrovano gli uomini del Federal Bureau of Investigation per fare il punto su una situazione brutta brutta che vede alcuni cittadini americani in pericolo.
La maggior parte delle riprese, tuttavia, sarà en plein air, da riva del Vin a campo San Vio, e poi San Giacomo dell’Orio, rio di San Polo, rio di San Luca (con gondole di scena), riva del Carbon, rio dei Gesuiti, calle dei Botteri, San Vidal, praticamente ovunque, fino a campo San Trovaso, che ancora deve riprendersi dalle scene tachicardiche dell’action movie “Lost in Venice” di Claude Garde, girato a novembre scorso, protagonista l’attore tedesco Max Riemelt.
Quella di “FBI: International” è la quarta produzione in laguna in pochi mesi. Subito dopo “Lost in Venice” era stata la volta di “Primavera”, film storico tratto dal romanzo “Stabat Mater” di Tiziano Scarpa, sul giovane Antonio Vivaldi, con l’attore Michele Riondino e la regia di Damiano Michieletto.
Negli stessi giorni, ciak a ripetizione anche per “Il confessionale“, thriller fantastico giapponese, tratto dal manga “Così parlò Rohan Kishibe” di Hirohiko Araki e diretto da Kazutaka Watanabe.
Leggi anche
● Ciak, il Florian diventa film