All’ombra degli alberi nella corte o dietro il ricamo in ferro delle vetrate, con la cucina a vista, il banco dei dolci tra le colonne, i tessuti di Rubelli.
Apre a Palazzo Franchetti, sede dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere e Arti, il Moro Cafè, negli spazi rimasti inutilizzati dopo la chiusura della vecchia caffetteria di Rosa Salva.
Cinque anni di ricerche, qualche trattativa sfumata (inclusa quella con Arrigo Cipriani che sembrava cosa fatta); infine il cambio di passo che restituisce alla città il piano terra dell’edificio gotico ai piedi del ponte dell’Accademia, carico di storia e nobiltà, unico nel suo genere dopo il radicale intervento di fine Ottocento voluto dal barone Raimondo Franchetti.
La facciata gialla, le pentafore dei due piani nobili, lo scalone disegnato da Camillo Boito e quella maestosità quasi fuori scala che inizia in Canal Grande e finisce in campo Santo Stefano.
Una ventina i tavoli all’esterno, una decina quelli interni, rotondi e in marmo, a tu per tu con le padelle dei cuochi; sei euro un cappuccino, 16 euro il piatto di fragole marinate al limone con panna montata alla vaniglia, 44 euro per il Moro Breakfast (con bicchiere di Prosecco). I cocktail sono di Claudio Trevisan.
A breve il Moro Cafè avrà al suo fianco anche il Moro Restaurant nella sala utilizzata fino a poco tempo fa per i convegni e nel giardino: 130 tavoli, lo chef stellato Davide Bisetto in cucina, per la pasticceria la consulenza di Tim Ricci.
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