Un secolo dopo, Eleonora Duse continua a recitare, nella forma che la morte consente.
Parla, gesticola, provoca, le mani sui fianchi, lo sguardo concentrato nel vuoto, attraverso le tracce che ha lasciato, che qualcuno ha custodito e che ora sono raccolte al primo piano di Palazzo Cini nella mostra “Eleonora Duse. Mito contemporaneo” (fino al 13 ottobre).
Gli abiti, i documenti, le fotografie dell’attrice che già a quattro anni era in scena con la parte di Cosette ne “I Miserabili” e vi rimase oltre se stessa fino a due settimane prima della scomparsa per polmonite il 21 aprile 1924 a Pittsburgh, esplorano la vita di un’artista che recitò come nessun’altra aveva fatto prima.
Arrivano da un altro tempo, intatti nel loro splendore, le tuniche, i soprabiti, il mantello di alta sartoria realizzati da Mariano Fortuny, Jean Philippe Worth, Paul Poiret; gli oggetti personali tra cui timbri, sigilli, portasigarette, guanti, occhiali da vista, libri, l’orologio di Cartier, l’agenda personale, una Bibbia e il calco della mano sinistra dell’attrice.
Divina in palcoscenico, tormentata in amore, la relazione con Arrigo Boito, i dieci anni tempestosi con Gabriele D’Annunzio, prima donna ad apparire sulla copertina del “Time” con il profilo marcato di cui andava fiera, Eleonora Duse ritorna nel centenario della morte, in riva al Canal Grande, per dire che niente è cambiato, che nulla è andato perduto.
Tutti la adorarono, e se fosse vissuta oggi probabilmente avrebbe milioni di follower, tanto incarnò modernità, anticonformismo, indipendenza, il cuore sulle labbra, il corpo protagonista insieme con la voce; capace di mostrare il seno nudo in scena per rispondere al tradimento del marito Tebaldo Marchetti, di vestire di viola e di non truccarsi mai (quasi mai), né a teatro né nella vita privata.
Il progetto espositivo è curato dall’Istituto per il Teatro e il Melodramma della Fondazione Giorgio Cini, che custodisce il più grande archivio di oggetti e documenti appartenuto all’attrice, ed è stato presentato da Maria Ida Biggi, docente di Ca’ Foscari e direttrice dell’Istituto, Marianna Zannoni, coordinatrice scientifica, Renata Codello, Segretario Generale della Fondazione Giorgio Cini, e dalla consigliera regionale Francesca Scatto.
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