Biennale Teatro

Il Teatro è un supermarket

Prendi, passa, pesa, sconta, afferra il denaro, dai il resto, striscia la carta di credito, sorridi anche se dentro sei morta, augura buona giornata, buona giornata signora, anche se è un altro giorno da buttare.

Quanta monotonia, abitudine, frustrazione possono abitare la vita delle cassiere del supermercato, anello di congiunzione tra il carrello pieno, il frigo ricolmo e la pancia satolla, maglia di una catena dei consumi a cui nessuno bada, e invece.

In scena per la Biennale Teatro, al Teatro alle Tese in Arsenale, “Have a Good Day!” (replica mercoledì 19 giugno alle 19): opera per dieci cassiere, grembiule blu, capelli raccolti, sguardo incollato al lettore che erra sui codici a barre e sul non senso di un gesto sempre uguale a se stesso.

“Have a Good Day!”

Sul palcoscenico illuminato dalle luci al neon, le artiste lituane Vaiva Grainyte, poetessa scrittrice e drammaturga, Lina Lapelyte, musicista e compositrice, Rugile Barzdžiukaite, regista – già premiate con il Leone d’oro per la miglior partecipazione nazionale alla Biennale Arte del 2019 per l’opera performance “Sun & Sea” – portano i pensieri che ogni cassiera tiene per sé perché non interessano a nessuno: il figlio lontano, il gatto da accudire, i genitori, la sveglia all’alba, le feste lontano da casa, i soldi che non bastano, la repulsione verso il cliente che fa il cascamorto.

Il Teatro alle Tese in Arsenale

Le illusioni perdute di chi passa sul nastro trasportatore la spesa degli altri conoscono un solo rumore, il bip dei prodotti scansionati che diventa quasi ipnotico.

Un’alienante poesia del quotidiano, 55 minuti di suoni del supermercato e pianoforte dai quali si alzano le canzoni delle addette alla vendita come un controcanto in cerca di salvezza; lampi di vita e quieta ironia tra il detersivo per i piatti e il vasetto della panna.

“Have a Good Day!”, buona giornata, e magari aver voglia di mandare tutti a quel paese. Davanti al registratore di cassa ogni giorno è infelice a modo suo.

  1. Ode alle vestali del quotidiano nostro, alle registratrici di cassa del prendere nota e dimenticare le nostre vite, grazie a chi rende loro omaggio

  2. Meditiamo su questa arguta e benevola considerazione sul lavoro alienante delle cassiere. Me ne ricorderò sicuramente alla prima gita al supermercato.

  3. A volte ci lamentiamo del nostro lavoro, delle piccole beghe o contrattempi quotidiani e sempre più spesso ci chiudiamo nel nostro ego asfittico.
    Ben venga chi ci riporta al pensiero verso gli altri, alla condivisione.
    Mi vergogno di spazientirmi per la coda, per aver scelto la cassa con il rotolo da sostituire, per lo straniero che non ha pesato e bisogna aspettare.
    Certe cassiere o cassieri mi aprono pure il sacchetto!
    Infatti cosa dovrebbero dire quelli dietro di me quando, presa dal nervosismo, non stacco prontamente i lembi di plastica della “shopping bag”?
    E’ un lavoro che necessita di sorridere quando vorresti piangere, di salutare quando non hai voce, di ascoltare una monotona musica di tasti.
    Non dimentichiamo che anche aldilà della cassa ci sono persone con disagi e non sempre trovano comprensione. Il lavoro è frustrante ma lo sono anche alcune esistenze. Auspichiamoci compassione reciproca anche se sappiamo di non vivere nel “migliore dei mondi possibili”

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