Chi ha buona memoria dice che no, tutto questo bendidio e tutto insieme non si era mai visto, e sicuramente non esagera. Certo, dodici damigelle (più una) in bronzo, altezza donna, sottana con panier, spalle a coppo, non avevano ancora fatto la riverenza in Piazzetta San Marco, avamposto dell’arte che verrà.
Allo scultore spagnolo Manolo Valdés, rappresentato dalla Galleria Contini, è data l’opportunità – mai concessa prima ad altri – di mettere sull’attenti “Las Meninas” tra Palazzo Ducale e la Biblioteca Marciana; e se l’effetto è un po’ parata militare, la visibilità è assicurata nel delirio biennalesco già in atto.
I posseduti dall’arte annotano. Le mostre a Punta della Dogana e Palazzo Grassi, fatte. Helmut Newton alle Stanze della Fotografia, vista. “Affinità Elettive” alle Gallerie dell’Accademia, piaciuta. Marco Polo a Palazzo Ducale, da fare. La Casa dei Tre Oci acquistata da Nicolas Berggruen, indiscutibilmente ringiovanita; e ora si attende di vedere come l’imprenditore e filantropo ha trasformato con la sua fondazione Berggruen Arts & Culture Palazzo Diedo, passato da scuola a Tribunale di sorveglianza e da Tribunale a spazio espositivo con residenze per fortunatissimi artisti.
Il problema, da qui a fine aprile, non sarà dove andare, ma come farlo. Boccheggiano le caselle di posta elettronica, intasate da inviti a inaugurazioni a tutte le ore del giorno, tutti i giorni, in ogni luogo dov’è umanamente possibile esporre qualcosa.
Fanno notare, i più solerti, come in allegato agli inviti sarebbe gradito anche il Qr code dell’ubiquità, o un avatar, tanto ci sarà da correre ora al cocktail della Collezione Peggy Guggenheim per Jean Cocteau, ora al Correr per i Musei delle lacrime di Francesco Vezzoli; e poi da Miuccia alla Fondazione Prada, si capisce, dove gli ospiti non sono mai meno di mille; però incalzano anche Willem De Kooning alle Gallerie dell’Accademia, Armando Testa a Ca’ Pesaro, Rick Lowe a Palazzo Grimani, il bouquet di mostre alla Fondazione Cini.
L’effetto Biennale, a tre settimane dall’inaugurazione, è la prima opera documentata in città: niente e nessuno si sottrae alla palingenesi dell’arte e dove non c’è un tetto, ci sarà l’acqua di Punta della Dogana e Riva Sette Martiri per gli yacht in arrivo. Tripli turni serali all’Harry’s Bar. Il dinner di Chanel il 16 aprile; la cena (sui due piani) di Burberry il 18. I più avveduti avevano prenotato il tavolo già lo scorso dicembre. Fatta anche questa.
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