Merry Venice Venice

Gli abeti, la vecchia Fiat Panda 4×4 carica di regali, la cioccolata calda, tutto nella corte del Leon Bianco, mutata geneticamente grazie a The Venice Venice Hotel che, a due anni esatti dall’inaugurazione, apparecchia un angolo di Natale che pare scappato da una fiaba metropolitana.

Il Christmas Corner Venice M’Art– una porta, una vetrina, due gradini di pietra – è aperto a tutti, secondo i desideri del proprietario dell’albergo, l’imprenditore Alessandro Gallo, fondatore del marchio Golden Goose, e ora, insieme alla moglie Francesca, nume di un hotel che è soprattutto una filosofia di vita nel quale l’ospitalità s’intreccia all’arte, la cucina al lifestyle del brand The Erose, il design all’artigianato, la storia al futuro, la laguna al mondo.

Il palazzo

A fianco di Ca’ da Mosto, il più antico palazzo sul Canal Grande, già albergo nel 1600 celebre per i suoi ospiti e restaurato grazie a un investimento da 20 milioni di euro, ha aperto anche Ca’ Dolfin, e ora l’hotel dietro campo Santi Apostoli è compiutamente due volte Venice.

Quarantacinque camere tra i due edifici, nessuna uguale all’altra, poiché concepite come gallerie d’arte, come spazi per liberare la mente o riempirla di bellezza, isolarsi dal mondo, ascoltare musica, incontrare gli amici.

Le suite

La suite numero 35 ha una superficie di 195 metri quadrati, un pianoforte a coda, la vista ad angolo sul ponte di Rialto, il bagno con spa privata e un costo di 15mila euro a notte. Nella camera ideata dal fotografo Renato D’Agostin, invece, gli ospiti trovano sul tavolo una macchina fotografica carica, i cui scatti sono poi sviluppati nello studio dello stesso artista.

Dormire nell’arte

The Venice Venice, grazie anche alla collezione dei proprietari, diventa galleria nella camera dedicata a Lucio Fontana, in quella che racconta l’Arte Povera con opere di Jannis Kounellis, la Land Art di Christo, le sculture di Igor Mitoraj.

Come in uno luogo vivo, mutevole, che cambia piano dopo piano, la progettazione degli spazi è stata condivisa – tra gli altri – con Emilio Isgrò, che firma la camera numero 6, o con il direttore di Venetian Heritage Toto Bergamo Rossi che lascia il proprio tocco nella 51, l’unica che presenta ancora tracce di affreschi.

E poi la Fondazione Bonotto con la Fluxus Art: due grandi camere comunicanti tra installazioni sonore, la loggia coperta e una cucina Bulthaup, con chef su richiesta.

Il bar elettronico

Al primo piano, il The Venice Bitter Club accoglie gli ospiti letteralmente nell’arazzo di Francesco Simeti, opera immersiva sotto il soffitto a cassettoni che a sua volta veglia sul bar elettronico in fibra di carbonio. I dischi sono in vinile, la pizza condivisa con un invitato a sorpresa.

Anche la spa Felix Anima è un’installazione site specific dell’artista rumena Victoria Zidaru: un bozzolo di tessuti di lino recuperati casa per casa e impregnati del profumo curativo di centinaia di piante officinali. L’anima sicuramente è felicissima (e anche il corpo).

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  1. Lo trovo un coraggioso e riuscito intervento di restauro.
    Quello che più mi ha colpito è stato lo studio e la realizzazione tecnica di tutta l’illuminazione, una fusione direi perfetta tra luci interne create e luci naturali che provengono dall’esterno, accolte sapientemente, senza prevaricazioni.
    Certo la suite è inarrivabile, ma un buon toast con aperitivo o anche un lunch in riva al canale lo consiglio vivamente.
    Le foto come sempre appagano; ci sentiamo in quell’attimo preciso, itineranti tra le stanze e i corridoi di quei meravigliosi palazzi per nulla violati, anzi rispettati nelle antiche vestigia.

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