Nel volger di una notte, i costumi, la torta alta dieci piani, i chilometri di pizzo, seta, velluto, la selva di piume, le parrucche, i ventagli, le ciglia finte, i nei posticci, i guanti, gli scarpini con la fibbia, i tricorni, le maschere dietro le quali si nascondono ma non troppo i cinquecento ospiti del Ballo del Doge arrivati da tutto il mondo.
Il ballo, orchestrato come un minuetto dalla stilista Antonia Sautter, e giunto alla trentesima edizione, raccoglie alla Scuola Grande della Misericordia gli entusiasti del Carnevale, gli stranieri pazzi di Venezia, coloro che avevano prenotato da un anno per l’altro e a giugno avevano già fatto la prima prova costume.
Incerta tra il bianco e il nero, Federica Pellegrini alla fine sbarca in black and silver, con diadema, piume, collier, taglio bob medio, al braccio del marito Matteo Giunta. Look piratesco per Zucchero, mentre la stilista Agatha Ruiz de la Prada sceglie un più tranquillo costume rosa pervinca.
Biglietti da 800 a 5 mila euro, subito sold out, per un evento che brucia in poche ore e ha richiesto dodici mesi di preparativi. Cinquecento persone al lavoro dietro e davanti alle quinte, inclusi ballerini, saltimbanchi, acrobati, cantanti, musicisti, scenografi, truccatori, portatori di abiti da un albergo all’altro e settanta pazientissime vestieriste le quali, stringi un corpetto gonfia la gonna, hanno fatto balzare gli invitati all’indietro di due secoli.
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