Tra gli scaffali, in vetrina, dentro una cesta, sopra il banco, in mezzo ai libri. I gatti veneziani, un tempo padroni dei campi, schegge nella caccia ai topi, si sono trasferiti al calduccio delle botteghe dove pisolano che è un piacere, accuditi, (quasi) indisturbati, fotografatissimi con picchi di venerazione, come quella che accompagna l’indolenza di Poldo, alla Ubik Goldoni, o l’alterigia di Dominique, star della libreria Acqua Alta più dei booktoker.
Il 17 febbraio è la giornata nazionale del gatto, nata nel 1990 in seguito a un sondaggio tra i lettori della rivista Tuttogatto. La data prescelta fu quella suggerita da Oriella Del Col che propose febbraio, il mese dell’Acquario, segno zodiacale degli spiriti liberi, e il numero 17, che secondo qualcuno porta iella, come il gatto nero sta ai superstiziosi.
Tra i felini veneziani della storia, quello appartenuto al doge Francesco Morosini il quale, incapace di separarsi dalla bestiola anche quando andava in guerra, fece così tanta fatica ad accettarne la morte che decise di farla imbalsamare con un topolino tra le zampe e la tenne in bella vista nel palazzo di campo Santo Stefano. Celebre anche il soriano del custode del campanile di San Marco, morto (pare) sotto le macerie nel crollo del 14 luglio 1902, o forse scappato a zampe levate con un balzo verso la sua settima vita.
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