Mani d’oro alla Cini

Il lavoro e la pazienza delle mani, mai stanche perché sanno quanto valgono. L’attenzione degli occhi, che vedono e prevedono. La gioia di consegnare al futuro tradizioni secolari, più forti delle diavolerie tecnologiche. Forse anche un po’ di mal di schiena, sai tu.

C’è il talento di oltre 400 artigiani a Homo Faber, la mostra organizzata da Alberto Cavalli di Michelangelo Foundation negli spazi della Fondazione Cini dove, fino al primo maggio, sono esposte 850 opere provenienti da quaranta Paesi del mondo, inclusi i dodici Tesori Nazionali Viventi del Giappone, maestri intoccabili dei kimono e del bambù.

Quindici le sezioni dedicate ora alla carta, ora alle porcellane, ai mosaici in metallo, alle composizioni floreali che sembrano sculture, alle sculture che sono abiti, alle marionette in legno, i vetri, i parasole, gli orli del sarto, i pennini d’oro, fino a un’intera sala da tè (con infusione dedicata) fatta a mano.

Per Homo Faber riapre anche la piscina in cui hanno imparato a nuotare generazioni di veneziani. Svuotata e restaurata, diventa il palcoscenico concavo dei costumi e degli oggetti di scena di Madama Butterfly del regista Robert Wilson. C’è anche la sedia dell’attesa, in lacca squisita, però non comodissima.

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