Una casa che è un museo, un museo che è un atelier e dentro c’è il talento inesauribile di Mariano Fortuny y Madrazo, che ora dipingeva, ora scolpiva, incideva, fotografava, oppure creava tessuti, abiti, inventava brevetti, oggetti, lampade mai viste prima, scenografie, tutto meravigliosamente, e deponeva ogni cosa ai piedi della moglie e musa Henriette Nigrin.
Palazzo Pesaro degli Orfei, a San Beneto, riapre dopo due anni di restauri e consegna a Venezia e al mondo la dimora in cui l’artista spagnolo scelse di vivere e produrre felicemente a partire dal 1899 e fino al giorno della sua morte, il 2 maggio 1949. Il portego, i saloni, lo studio, il Giardino d’inverno rivestito da 140 metri quadrati di carta incollata su teli di canapa dipinti, i balconi, la corte raccontano una vita e un gusto straordinari, toccati dalla grazia.
L’allestimento del Museo Fortuny, ideato dal maestro Pier Luigi Pizzi con Gabriella Belli e Chiara Squarcina, restituisce la casa com’era e dov’era, con le sue polifore gotiche, le strette scale di legno, le tappezzerie, i dipinti, i ritratti di Henriette, i cuscini di velluto, i tavoli da lavoro con l’arsenale di tavolozze, boccette, colori, utensili, pennelli, punteruoli. La cultura classica, il mito wagneriano, le influenze orientali, tutto insieme, fino all’ultima piega del plissé.
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