Venezia come la vedono da secoli gli angeli, i santi, i condottieri, fino a cento metri d’altezza, sempre vigili, mai stanchi. Un lungo viaggio a volo d’uccello nei mesi del lockdown durante i quali un drone ha arato il cielo della laguna e, ronzando intorno a chiese, palazzi, monumenti, ha scattato migliaia di immagini.
Una città inaudita, fatta di aria, di luce, senza vaporetti né turisti. Nel silenzio dei campi e dei canali il fotografo Marco Sabadin ha manovrato l’apparecchio volante, l’ha puntato dal Ghetto alla Giudecca, trovandosi infine naso contro naso con l’angelo del campanile di San Giorgio.
Cinquantadue fotografie di grandi dimensioni sono ora esposte al Fondaco dei Tedeschi nella mostra “Sguardi di Pietra. Venezia vista dalle sue statue” (fino al 30 marzo) realizzando un’idea che il fotografo covava da trent’anni. Dopo pallidi tentativi con pali e scale, la tecnologia è arrivata in suo aiuto. Protagonista un drone grande come una valigetta che, per non essere aggredito dai gabbiani che l’avrebbero scambiato per un intruso, è stato rivestito con nastro adesivo colorato.
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