Due volte Venice, una per ciascun palazzo: Ca’ da Mosto, con i suoi otto secoli di storia, e il vicino Ca’ Dolfin diventano albergo a molte stelle, il trentesimo affacciato sul Canal Grande.
Sei anni di lavori e un investimento complessivo di venti milioni di euro consegnano alla città il suo più antico palazzo di pietra con la facciata bizantina, i fregi, i bassorilievi, ora ripulito, levigato, risanato dalle fondamenta al tetto dopo decenni di abbandono.
The Venice Venice Hotel, restaurato dall’immobiliare Noah srl di Alessandro Gallo, fondatore del marchio Golden Goose, ritorna in qualche modo alle origini.
Ca’ da Mosto, a Cannaregio dietro campo Santi Apostoli, già nel 1600 era un albergo famosissimo sotto l’insegna del Leon Bianco, quasi il Cipriani di allora, dove scesero principi, zar, artisti, e di cui si invaghì John Ruskin che lo definì uno dei palazzi più vigorosi della città.
Frequentate benissimo le feste dell’epoca nell’edificio che oggi conta la spa Felix Anima con il bozzolo di tessuti di lino recuperati casa per casa e impregnati del profumo curativo di centinaia di piante officinali dell’artista rumena Victoria Zidaru; il portego di mattoni a vista che ospita lo spazio M’Art destinato al life style; il The Venice Bitter Club al primo piano che accoglie gli ospiti letteralmente nell’arazzo di Francesco Simeti; il ristorante con i suoi otto menu (incluso il carrello di frittelle con caffè di moka) sconfinando nella corte del Leon Bianco, un tempo inguardabile e ora resuscitata anch’essa.
Arredata come una serra, la corte è stata data in concessione per cinquant’anni dal Comune all’albergo che ne farà uno spazio espositivo e commerciale aperto anche al pubblico. I vicini ringraziano.
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