Furlanite

All’inizio furono i contadini friulani, durante la seconda guerra mondiale, quando non si buttava via niente. Poi i gondolieri veneziani: per non scivolare, per non sfigurare, adottarono le calzature dalla suola fatta con i pneumatici delle biciclette, l’interno in cotone, la parte esterna in velluto. Quindi qualcuno si è accorto che stavano bene anche ai piedi delle signore, molto bene, così bene che tutti hanno preso a desiderarle; e poiché tutti le chiedono, tutti le offrono.

La furlanite è ovunque. Botteghe, atelier, laboratori; e lì dove qualche anno fa avrebbe aperto un negozio di maschere, oggi arriva il negozio di furlane. Da scarpa ruspante, fatta di stracci e vecchie camicie, è diventata pantofolina da casa, da palazzo, da teatro, svelta a reinventarsi, passando da necessità a moda, da moda a business.

I turisti ne vanno matti e poco importa che delle origini popolari non sia rimasto nemmeno il filo. Oggi la furlana si dà arie da gran dama. Velluto, seta, lino, damasco. Quasi introvabili quelle vere dei contadini e dei gondolieri da mettere in lavatrice. I prezzi si sono adeguati e gareggiano al rialzo. Dai 39 euro ai 350 per il modello in tessuto firmato, la metà di una Jimmy Choo.

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