Vestiremo di alghe e menta, annoderemo alla gola foulard realizzati con le stampe delle formelle in vetro di Murano, sceglieremo tessuti dipinti a mano, con tinture vegetali, ci perderemo in abiti che sembrano sculture, gonfi di plissettature fatte al vapore, infileremo le chiavi di casa in borse di tessuti doppiamente preziosi poiché riciclati.
La sartoria artigiana non butta via niente, diventa sostenibile con leggerezza, stupisce per cosa riescano a fare certe dita pazienti, certosine, che tagliano, cuciono, annodano. Sette brand veneziani in passerella per Venice Fashion Week, all’Hotel Excelsior, grazie a Venezia da Vivere che ha riportato la moda nella Sala degli Stucchi dove, un secolo fa, nacquero i primi défilé per il pubblico.
Sfilano nel futuro Alessandra Micolucci con i suoi abiti dai tessuti naturali, Gaiofatto della giovane Michela Gaiofatto, Là Fuori e la collezione realizzata dalle donne artigiane di Murano, Francesca Venuti con creazioni che omaggiano Mariano Fortuny, Alessandra Defranza che firma il progetto Tabinotabi per una collezione che più sostenibile non si può fatta di tessuti in alga, menta, banano, Vita di Vetro con i foulard in seta delle sorelle Moretti, Carla Plessi e le sue borse rock- solidali realizzate con tessuti preziosi, borchie e piumette.
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